Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio, in Corsica, il 15 agosto 1769 da una famiglia di piccola nobiltà. Lasciò l’isola per frequentare le scuole militari francesi.
Iniziò la sua carriera da militare come sottotenente d’artiglieria per poi finirla come primo console, prima di diventare imperatore.
Ritornò più volte in Corsica per occuparsi degli affari di famiglia. In questo modo, Napoleone conservò i legami con la propria terra e si votò alla causa dell’indipendenza della Corsica, sostenuta da Pasquale Paoli. La rottura con il movimento indipendentista guidato da Pasquale Paoli maturò nel 1793, quando Napoleone Bonaparte si schierò a favore del movimento giacobino ed ebbe un ruolo decisivo nella riconquista di Tolone, occupata dagli Inglesi. Fu premiato con la nomina a generale di brigata.
Nel 1794 la caduta dei Giacobini lo mise in difficoltà, ma si guadagnò la fiducia del nuovo regime e del Direttorio reprimendo, nell’ottobre 1795, un tentativo di colpo di Stato monarchico. Ottenne in questo modo i gradi di generale di divisione e comandante d’armata.
La sua relazione con Giuseppina Beauharnais lo introdusse negli ambienti di potere e facilitò il suo legame con Barras, influente membro del Direttorio. Fu così che il 2 marzo 1796 gli fu affidato il Comando dell’Armata d’Italia e, dopo essersi unito in matrimonio con Giuseppina, il 26 marzo 1796 Napoleone partì da Nizza dando inizio alla campagna militare che l’avrebbe fatto conoscere alla Francia e a tutta Europa.
Mandato a combattere su un fronte secondario, quello italiano, con un esercito di soli 38000 uomini, Napoleone, contro tutte le aspettative, sconfisse ripetutamente le truppe alleate dei Piemontesi e degli Austriaci.
Il 15 maggio 1796 Napoleone entrò vittorioso a Milano e, in seguito, l’esercito francese giunse a un centinaio di chilometri da Vienna. Per bloccare l’avanzata francese, l’Austria fu costretta a chiedere l’armistizio e la pace fu firmata a Campoformio il 18 ottobre 1797. Il Trattato di pace sancì la rinuncia da parte austriaca alla Lombardia; in cambio Napoleone consegnò all’Austria i territori della Repubblica di Venezia. Il Piemonte, invece, dovette cedere alla Francia i territori di Nizza e della Savoia.
Prima ancora di negoziare la pace con gli austriaci, però, Napoleone aveva provveduto all’organizzazione politica dei territori occupati. Infatti, nel 1797 furono costituite la Repubblica cisalpina, comprendente la Lombardia, gli ex ducati di Modena e Reggio, Ferrara e Bologna, e la Repubblica ligure. Esse furono chiamate “Repubbliche sorelle”, per sottolineare il legame con la nuova Francia rivoluzionaria.
Infatti, Napoleone si presentò agli italiani come liberatore dai tiranni locali e stranieri, con l’obiettivo di diffondere le idee e le riforme della Rivoluzione francese. Egli sfruttò le risorse dei territori italiani per finanziare l’esercito francese, imponendo tasse e confiscando ogni genere di ricchezze, e rientrò in Francia nel novembre 1797, accolto come un grande condottiero vittorioso.
Sconfitta l’Austria, alla Francia non rimaneva che sconfiggere l’altro grande nemico, la Gran Bretagna. Abbandonato il progetto di sbarcare sull’isola, Napoleone fece approvare dal Direttorio un piano di invasione dell’Egitto, rivolto a tagliare le vie del commercio inglese con l’Oriente.
Nel luglio 1798, sbarcato ad Alessandria, vinse nella battaglia delle Piramidi i Mamelucchi (le milizie turche che governavano l’Egitto), ma in agosto la flotta francese venne completamente distrutta dall’ammiraglio inglese Horatio Nelson.
Agli inizi del 1799 Napoleone penetrò in Siria. Intanto però in Europa e in Italia la guerra stava avendo un esito sempre più negativo per gli eserciti della Francia, dove era in corso una grave crisi politica. Allora Napoleone decise di tornarvi e vi approdò in ottobre, dopo essere sfuggito con uno stratagemma al controllo della flotta inglese.
Qui, il 9 novembre 1799, d’accordo con alcuni membri del Direttorio e grazie all’aiuto del fratello Luciano, Napoleone Bonaparte attuò un colpo di Stato e prese i pieni poteri, assumendo il titolo di Primo console.
Il 25 dicembre 1799 Napoleone promulgò una nuova Costituzione, che accentrava tutto il potere nelle sue mani. In questo ottenne l’appoggio dell’esercito, della borghesia e anche degli strati popolari, desiderosi di un governo retto da un uomo forte, che garantisse stabilità politica e sociale.
Assunto il potere, Napoleone si volse ad affrontare la gravissima situazione militare. Nel giugno 1800, penetrato in Lombardia, sconfisse gli Austriaci presso Marengo e l’Austria fu costretta alla Pace di Lunéville, siglata nel febbraio 1801. Nel 1802 la Repubblica Cisalpina fu ricostituita come Repubblica Italiana e il Piemonte venne annesso alla Francia; inoltre i francesi occuparono il Ducato di Parma ed estesero il controllo alla Toscana.
Con il ritiro dal conflitto di Russia e Regno di Napoli, la Gran Bretagna rimase isolata e fu costretta a firmare la Pace di Amiens (1802).
Napoleone, dominatore dell’Europa continentale, ormai mostrava inclinazioni apertamente monarchiche e tendenze politiche e sociali conservatrici.
Con il Concordato, firmato nel 1801 in accordo con papa Pio VII, Napoleone accordò una serie di privilegi al cattolicesimo.
Nelle vesti di legislatore Napoleone prese importanti misure. Le finanze dello Stato migliorarono nettamente, anche in seguito alla creazione nel 1800 della Banca di Francia. L’amministrazione del paese venne saldamente tenuta nelle mani di Parigi mediante una rete di giudici, prefetti, sottoprefetti, sindaci nominati dal governo. Il coronamento dell’opera fu il varo nel 1804 del Codice civile (detto anche Codice napoleonico), cui fecero seguito altri codici, i quali diedero alla Francia ordinamenti coerenti tesi a proteggere e a favorire lo sviluppo della proprietà borghese, conferendo un ruolo centrale alla famiglia posta sotto il dominio paterno. Il codice garantiva la libertà delle persone, l’eguaglianza giuridica, l’autonomia dello Stato dalla Chiesa, la libertà di impresa. Ma agli operai fu vietato di costituire coalizioni e di agire collettivamente e fu assegnato un libretto di lavoro che aveva insieme il carattere di una carta di identità e di una carta di polizia. Inoltre, indice di una grave involuzione, nelle colonie venne ripristinata la schiavitù, che era stata abolita dai giacobini.
Nel 1802 Napoleone, monarca ancora senza corona, era stato nominato console a vita. Infine il Senato, con un atto poi sancito da un nuovo plebiscito, il 18 maggio 1804 proclamò Napoleone imperatore dei Francesi. Questo atto poneva fine alla Repubblica francese e restaurava la monarchia ereditaria. In maniera coerente, nel maggio 1805 anche la Repubblica italiana venne trasformata in Regno d’Italia.
La trasformazione della Francia da repubblica in impero era dovuta alla convinzione di Napoleone che la rivoluzione avesse fatto il suo corso, che occorresse tornare alla normalità e che questa sarebbe stata servita al meglio da una nuova dinastia, che sancisse le conquiste sociali ed economiche della rivoluzione in un quadro politico conservatore.
Ma l’impero non portò la pace. Tra il 1805 e il 1809 Napoleone condusse una serie impressionante di guerre vittoriose contro tre successive coalizioni europee, al termine delle quali l’Europa si trovò sotto l’egemonia francese. Battaglie decisive come Austerlitz (1805) contro gli Austro-Russi, Jena (1806) contro i Prussiani e Wagram (1809) contro gli Austriaci consentirono a Napoleone di ridisegnare la carta politica d’Europa. Numerose dinastie regnanti furono spodestate e sostituite da membri della famiglia Bonaparte.
Nel 1810 Napoleone si sposò, in seconde nozze, con Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore Francesco I d’Austria. Imparentandosi con una delle più antiche e prestigiose dinastie europee, egli si riprometteva di rendere legittimo il suo potere agli occhi dei sovrani europei. Inoltre, da quell’unione egli ebbe un figlio maschio, Napoleone Francesco, nominato re d’Italia e destinato a diventare l’erede dell’Impero francese.
Tra il 1808 e il 1810 Napoleone era al culmine della sua potenza. La Francia dominava l’Europa continentale. Ma il grande nemico rimaneva sempre la Gran Bretagna, la cui flotta, comandata dall’ammiraglio Nelson, nell’ottobre del 1805 aveva sconfitto la flotta francese a Trafalgar.
La deposizione nel 1808 dei Borbone dal trono di Spagna aveva dato vita a una sollevazione armata, largamente appoggiata dalle masse popolari; nonostante Napoleone avesse riconquistato Madrid nel dicembre di quell’anno, la Spagna, aiutata dagli Inglesi, non fu mai realmente sottomessa. Gli enormi sforzi militari per assoggettarla non ebbero successo, sicché la piaga spagnola rimase aperta.
Anche il blocco continentale imposto da Napoleone a tutti i Paesi europei, cioè il divieto a commerciare con la Gran Bretagna, non portò i risultati attesi. Anzi, creò difficoltà all’economia francese e a quella di tutti gli stati controllati e alleati, tanto che la Russia contestò il blocco e rivendicò la propria autonomia economica e la libertà di commercio con la Gran Bretagna.
Convinto di essere imbattibile, Napoleone prese la decisione di aggredire la Russia, piegata la quale la Gran Bretagna sarebbe rimasta isolata e ridotta all’impotenza. Raccolta a Dresda una Grande armata di oltre 600.000 uomini, Napoleone attaccò nel maggio 1812 l’impero degli zar. Vinta la battaglia di Borodino a duro prezzo, in settembre entrò a Mosca, abbandonata dai Russi e data alle fiamme. Le truppe russe avevano fatto terra bruciata, lasciando l’armata napoleonica priva di risorse alimentari. Ebbe allora inizio in ottobre, di fronte alla volontà dei Russi di non venire a patti, una ritirata presto trasformatasi in tragedia, a causa delle gravi perdite causate dall’inverno e dai continui attacchi dei Russi.
Nel 1813 Russia, Austria, Prussia, Svezia si unirono nella sesta coalizione per dare il colpo definitivo alla Francia. Dopo alcune vittorie, Napoleone in ottobre venne sconfitto a Lipsia in quella che è stata definita la Battaglia delle nazioni. Fu l’inizio della rivolta degli Stati satelliti, che portò all’occupazione di Parigi da parte degli eserciti della coalizione, avvenuta il 31 marzo 1814. Napoleone fu dichiarato decaduto dal Senato, preparando così le condizioni del ritorno sul trono di Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI. Firmata in aprile l’abdicazione, Napoleone, abbandonato anche dalla moglie, venne confinato nell’isola d’Elba.
Ridotto a piccolo sovrano dell’isola d’Elba, Napoleone, sollecitato dai suoi fedeli a tentare l’avventura del ritorno in Francia, riuscì a sbarcare sulla terraferma il 1° marzo 1815. Ripreso il potere, alla testa di un nuovo esercito, affrontò le potenze coalizzate, ma venne definitivamente sconfitto il 18 giugno a Waterloo. Così finì l’avventura dei Cento giorni. Dopo aver tentato invano di imbarcarsi per l’America, Napoleone si consegnò agli Inglesi, i quali lo deportarono a Sant’Elena, un’isoletta nell’Atlantico meridionale. Qui morì il 5 maggio 1821.
Iniziò la sua carriera da militare come sottotenente d’artiglieria per poi finirla come primo console, prima di diventare imperatore.
Ritornò più volte in Corsica per occuparsi degli affari di famiglia. In questo modo, Napoleone conservò i legami con la propria terra e si votò alla causa dell’indipendenza della Corsica, sostenuta da Pasquale Paoli. La rottura con il movimento indipendentista guidato da Pasquale Paoli maturò nel 1793, quando Napoleone Bonaparte si schierò a favore del movimento giacobino ed ebbe un ruolo decisivo nella riconquista di Tolone, occupata dagli Inglesi. Fu premiato con la nomina a generale di brigata.
Nel 1794 la caduta dei Giacobini lo mise in difficoltà, ma si guadagnò la fiducia del nuovo regime e del Direttorio reprimendo, nell’ottobre 1795, un tentativo di colpo di Stato monarchico. Ottenne in questo modo i gradi di generale di divisione e comandante d’armata.
La sua relazione con Giuseppina Beauharnais lo introdusse negli ambienti di potere e facilitò il suo legame con Barras, influente membro del Direttorio. Fu così che il 2 marzo 1796 gli fu affidato il Comando dell’Armata d’Italia e, dopo essersi unito in matrimonio con Giuseppina, il 26 marzo 1796 Napoleone partì da Nizza dando inizio alla campagna militare che l’avrebbe fatto conoscere alla Francia e a tutta Europa.
Mandato a combattere su un fronte secondario, quello italiano, con un esercito di soli 38000 uomini, Napoleone, contro tutte le aspettative, sconfisse ripetutamente le truppe alleate dei Piemontesi e degli Austriaci.
Il 15 maggio 1796 Napoleone entrò vittorioso a Milano e, in seguito, l’esercito francese giunse a un centinaio di chilometri da Vienna. Per bloccare l’avanzata francese, l’Austria fu costretta a chiedere l’armistizio e la pace fu firmata a Campoformio il 18 ottobre 1797. Il Trattato di pace sancì la rinuncia da parte austriaca alla Lombardia; in cambio Napoleone consegnò all’Austria i territori della Repubblica di Venezia. Il Piemonte, invece, dovette cedere alla Francia i territori di Nizza e della Savoia.
Prima ancora di negoziare la pace con gli austriaci, però, Napoleone aveva provveduto all’organizzazione politica dei territori occupati. Infatti, nel 1797 furono costituite la Repubblica cisalpina, comprendente la Lombardia, gli ex ducati di Modena e Reggio, Ferrara e Bologna, e la Repubblica ligure. Esse furono chiamate “Repubbliche sorelle”, per sottolineare il legame con la nuova Francia rivoluzionaria.
Infatti, Napoleone si presentò agli italiani come liberatore dai tiranni locali e stranieri, con l’obiettivo di diffondere le idee e le riforme della Rivoluzione francese. Egli sfruttò le risorse dei territori italiani per finanziare l’esercito francese, imponendo tasse e confiscando ogni genere di ricchezze, e rientrò in Francia nel novembre 1797, accolto come un grande condottiero vittorioso.
Sconfitta l’Austria, alla Francia non rimaneva che sconfiggere l’altro grande nemico, la Gran Bretagna. Abbandonato il progetto di sbarcare sull’isola, Napoleone fece approvare dal Direttorio un piano di invasione dell’Egitto, rivolto a tagliare le vie del commercio inglese con l’Oriente.
Nel luglio 1798, sbarcato ad Alessandria, vinse nella battaglia delle Piramidi i Mamelucchi (le milizie turche che governavano l’Egitto), ma in agosto la flotta francese venne completamente distrutta dall’ammiraglio inglese Horatio Nelson.
Agli inizi del 1799 Napoleone penetrò in Siria. Intanto però in Europa e in Italia la guerra stava avendo un esito sempre più negativo per gli eserciti della Francia, dove era in corso una grave crisi politica. Allora Napoleone decise di tornarvi e vi approdò in ottobre, dopo essere sfuggito con uno stratagemma al controllo della flotta inglese.
Qui, il 9 novembre 1799, d’accordo con alcuni membri del Direttorio e grazie all’aiuto del fratello Luciano, Napoleone Bonaparte attuò un colpo di Stato e prese i pieni poteri, assumendo il titolo di Primo console.
Il 25 dicembre 1799 Napoleone promulgò una nuova Costituzione, che accentrava tutto il potere nelle sue mani. In questo ottenne l’appoggio dell’esercito, della borghesia e anche degli strati popolari, desiderosi di un governo retto da un uomo forte, che garantisse stabilità politica e sociale.
Assunto il potere, Napoleone si volse ad affrontare la gravissima situazione militare. Nel giugno 1800, penetrato in Lombardia, sconfisse gli Austriaci presso Marengo e l’Austria fu costretta alla Pace di Lunéville, siglata nel febbraio 1801. Nel 1802 la Repubblica Cisalpina fu ricostituita come Repubblica Italiana e il Piemonte venne annesso alla Francia; inoltre i francesi occuparono il Ducato di Parma ed estesero il controllo alla Toscana.
Con il ritiro dal conflitto di Russia e Regno di Napoli, la Gran Bretagna rimase isolata e fu costretta a firmare la Pace di Amiens (1802).
Napoleone, dominatore dell’Europa continentale, ormai mostrava inclinazioni apertamente monarchiche e tendenze politiche e sociali conservatrici.
Con il Concordato, firmato nel 1801 in accordo con papa Pio VII, Napoleone accordò una serie di privilegi al cattolicesimo.
Nelle vesti di legislatore Napoleone prese importanti misure. Le finanze dello Stato migliorarono nettamente, anche in seguito alla creazione nel 1800 della Banca di Francia. L’amministrazione del paese venne saldamente tenuta nelle mani di Parigi mediante una rete di giudici, prefetti, sottoprefetti, sindaci nominati dal governo. Il coronamento dell’opera fu il varo nel 1804 del Codice civile (detto anche Codice napoleonico), cui fecero seguito altri codici, i quali diedero alla Francia ordinamenti coerenti tesi a proteggere e a favorire lo sviluppo della proprietà borghese, conferendo un ruolo centrale alla famiglia posta sotto il dominio paterno. Il codice garantiva la libertà delle persone, l’eguaglianza giuridica, l’autonomia dello Stato dalla Chiesa, la libertà di impresa. Ma agli operai fu vietato di costituire coalizioni e di agire collettivamente e fu assegnato un libretto di lavoro che aveva insieme il carattere di una carta di identità e di una carta di polizia. Inoltre, indice di una grave involuzione, nelle colonie venne ripristinata la schiavitù, che era stata abolita dai giacobini.
Nel 1802 Napoleone, monarca ancora senza corona, era stato nominato console a vita. Infine il Senato, con un atto poi sancito da un nuovo plebiscito, il 18 maggio 1804 proclamò Napoleone imperatore dei Francesi. Questo atto poneva fine alla Repubblica francese e restaurava la monarchia ereditaria. In maniera coerente, nel maggio 1805 anche la Repubblica italiana venne trasformata in Regno d’Italia.
La trasformazione della Francia da repubblica in impero era dovuta alla convinzione di Napoleone che la rivoluzione avesse fatto il suo corso, che occorresse tornare alla normalità e che questa sarebbe stata servita al meglio da una nuova dinastia, che sancisse le conquiste sociali ed economiche della rivoluzione in un quadro politico conservatore.
Ma l’impero non portò la pace. Tra il 1805 e il 1809 Napoleone condusse una serie impressionante di guerre vittoriose contro tre successive coalizioni europee, al termine delle quali l’Europa si trovò sotto l’egemonia francese. Battaglie decisive come Austerlitz (1805) contro gli Austro-Russi, Jena (1806) contro i Prussiani e Wagram (1809) contro gli Austriaci consentirono a Napoleone di ridisegnare la carta politica d’Europa. Numerose dinastie regnanti furono spodestate e sostituite da membri della famiglia Bonaparte.
Nel 1810 Napoleone si sposò, in seconde nozze, con Maria Luisa d’Asburgo, figlia dell’imperatore Francesco I d’Austria. Imparentandosi con una delle più antiche e prestigiose dinastie europee, egli si riprometteva di rendere legittimo il suo potere agli occhi dei sovrani europei. Inoltre, da quell’unione egli ebbe un figlio maschio, Napoleone Francesco, nominato re d’Italia e destinato a diventare l’erede dell’Impero francese.
Tra il 1808 e il 1810 Napoleone era al culmine della sua potenza. La Francia dominava l’Europa continentale. Ma il grande nemico rimaneva sempre la Gran Bretagna, la cui flotta, comandata dall’ammiraglio Nelson, nell’ottobre del 1805 aveva sconfitto la flotta francese a Trafalgar.
La deposizione nel 1808 dei Borbone dal trono di Spagna aveva dato vita a una sollevazione armata, largamente appoggiata dalle masse popolari; nonostante Napoleone avesse riconquistato Madrid nel dicembre di quell’anno, la Spagna, aiutata dagli Inglesi, non fu mai realmente sottomessa. Gli enormi sforzi militari per assoggettarla non ebbero successo, sicché la piaga spagnola rimase aperta.
Anche il blocco continentale imposto da Napoleone a tutti i Paesi europei, cioè il divieto a commerciare con la Gran Bretagna, non portò i risultati attesi. Anzi, creò difficoltà all’economia francese e a quella di tutti gli stati controllati e alleati, tanto che la Russia contestò il blocco e rivendicò la propria autonomia economica e la libertà di commercio con la Gran Bretagna.
Convinto di essere imbattibile, Napoleone prese la decisione di aggredire la Russia, piegata la quale la Gran Bretagna sarebbe rimasta isolata e ridotta all’impotenza. Raccolta a Dresda una Grande armata di oltre 600.000 uomini, Napoleone attaccò nel maggio 1812 l’impero degli zar. Vinta la battaglia di Borodino a duro prezzo, in settembre entrò a Mosca, abbandonata dai Russi e data alle fiamme. Le truppe russe avevano fatto terra bruciata, lasciando l’armata napoleonica priva di risorse alimentari. Ebbe allora inizio in ottobre, di fronte alla volontà dei Russi di non venire a patti, una ritirata presto trasformatasi in tragedia, a causa delle gravi perdite causate dall’inverno e dai continui attacchi dei Russi.
Nel 1813 Russia, Austria, Prussia, Svezia si unirono nella sesta coalizione per dare il colpo definitivo alla Francia. Dopo alcune vittorie, Napoleone in ottobre venne sconfitto a Lipsia in quella che è stata definita la Battaglia delle nazioni. Fu l’inizio della rivolta degli Stati satelliti, che portò all’occupazione di Parigi da parte degli eserciti della coalizione, avvenuta il 31 marzo 1814. Napoleone fu dichiarato decaduto dal Senato, preparando così le condizioni del ritorno sul trono di Luigi XVIII, fratello di Luigi XVI. Firmata in aprile l’abdicazione, Napoleone, abbandonato anche dalla moglie, venne confinato nell’isola d’Elba.
Ridotto a piccolo sovrano dell’isola d’Elba, Napoleone, sollecitato dai suoi fedeli a tentare l’avventura del ritorno in Francia, riuscì a sbarcare sulla terraferma il 1° marzo 1815. Ripreso il potere, alla testa di un nuovo esercito, affrontò le potenze coalizzate, ma venne definitivamente sconfitto il 18 giugno a Waterloo. Così finì l’avventura dei Cento giorni. Dopo aver tentato invano di imbarcarsi per l’America, Napoleone si consegnò agli Inglesi, i quali lo deportarono a Sant’Elena, un’isoletta nell’Atlantico meridionale. Qui morì il 5 maggio 1821.
MARENGO, IL CAVALLO DI NAPOLEONE
Si racconta che il cavallo preferito da Napoleone fosse un piccolo stallone bianco Arabo, alto solo 145 cm al garrese, a cui era stato dato il nome di Marengo, a ricordo della battaglia del 1800 in cui servì con coraggio il proprio padrone.
Sembra che Marengo fosse rapido, obbediente, calmo sotto il fuoco nemico e coraggioso. Fu ferito 8 volte e portò Napoleone nelle battaglie più importanti di Austerlitz, Jena, Wagram e Waterloo. Era tra i 50 cavalli che costituivano la scuderia personale di Napoleone nella campagna di Russia del 1812 e fu uno dei pochi a sopravvivere alla terribile ritirata da Mosca.
Fu catturato dopo la battaglia di Waterloo e portato in Inghilterra dove venne acquistato dal Generale dei Granatieri. A fine carriera, all’età di 27 anni, fece da riproduttore. Morì a 38 anni. Il suo scheletro, al quale era stato tolto uno zoccolo, è esposto al National Army Museum a Sundhrust. Lo zoccolo fu donato al Corpo Ufficiali della Brigata delle Guardie.
Sembra che Marengo fosse rapido, obbediente, calmo sotto il fuoco nemico e coraggioso. Fu ferito 8 volte e portò Napoleone nelle battaglie più importanti di Austerlitz, Jena, Wagram e Waterloo. Era tra i 50 cavalli che costituivano la scuderia personale di Napoleone nella campagna di Russia del 1812 e fu uno dei pochi a sopravvivere alla terribile ritirata da Mosca.
Fu catturato dopo la battaglia di Waterloo e portato in Inghilterra dove venne acquistato dal Generale dei Granatieri. A fine carriera, all’età di 27 anni, fece da riproduttore. Morì a 38 anni. Il suo scheletro, al quale era stato tolto uno zoccolo, è esposto al National Army Museum a Sundhrust. Lo zoccolo fu donato al Corpo Ufficiali della Brigata delle Guardie.